Ho sulle spalle 30 anni, una laurea, un master, un’associazione, due startup, tanto sonno arretrato e una valigia. La stessa valigia con cui son partito dieci anni fa, piena della vita che avevo trascorso nella mia città, piena del dispiacere di doverla lasciare. La valigia, oggi la svuoto di tutto ciò che è stato e ripongo nei cassetti dell’armadio di quella che è Casa mia, ciò in cui adesso credo. L’anno scorso mi sono candidato e sono stato eletto con il Movimento Cinque Stelle al consiglio comunale di Avellino, a sostegno della prima giunta pentastellata.
Credo nel movimento (con la m minuscola e con la m maiuscola), nel dinamismo, nella frenesia, ed è forse per questo che ho deciso di fare impresa ed è forse per questo che per buona parte della mia vita sono stato schivo nei confronti della politica: immobile, farraginosa, macchinosa, statica. Nel Movimento ci ho trovato le parole di mio padre e la voglia di fare e produrre di una start up. Mio padre con le sue idee, con la sua onestà, la sua trasparenza, la sua professionalità, mio padre che nella vita non si è venduto, mio padre che aveva ed ha ragione quando mi ha insegnato ad essere bravo e non ad essere furbo. Nella valigia che ho portato ci sono esperienze, progetti e idee giuste. Idee facilmente realizzabili con ciò che qui già c’è. Territorio, strutture, giovani, competenze da riorganizzare in un unico progetto innovativo per far sì che la valigia la si riempia solo per scelta e non per obbligo.