Sono trascorsi 91 anni da quel lontano 1923, quando Mussolini, a capo di una maggioranza in cui erano presenti gli antesignani di Renzi, i popolari, propose una riforma elettorale. Si trattava di un sistema proporzionale per liste, con premio di maggioranza, dove alla lista più votata, che raggiungeva almeno il 25% dei voti, sarebbe andato un premio di maggioranza.
Oggi Renzi, in profonda sintonia con Berlusconi, fa peggio dello stesso Mussolini che aveva sì previsto una soglia bassissima per il premio, ovvero il 25%, ma che si era guardato bene dall’inserire il doppio turno, voluto invece da Renzi e che rende la sua proposta addirittura peggio di quella del Duce.
Con la proposta renziana infatti un qualsiasi partito, anche col 20% dei consensi, può vincere la maggioranza e governare, basta che abbia un solo voto in più degli altri al secondo turno.
Ma Renzi fa peggio anche di chi, nel lontano 1923, era in sintonia col Duce, i popolari.
Loro chiedevano timidamente una soglia del 40% per aggiudicarsi il premio di maggioranza. Lui, Renzi, vorrebbe imporci una soglia ancor più bassa: il 35%.
E così la democrazia parlamentare sarà defunta. Ma lascerà il posto non alla democrazia diretta ma alla democrazia plebiscitaria per il Capo, cioè alla Dittatura subdola del Capo. Inevitabilmente la Camera si trasformerà in quel bivacco di manipoli totalmente incapaci di rappresentare il Paese, bivacco tanto desiderato prima da Mussolini ed ora da Renzi.
Morale: non solo Renzi fa peggio di chi era in sintonia col Duce, ma fa pure peggio del Duce stesso.
Danilo Toninelli “Toninellum”
(portavoce M5S Camera)
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